Vivere e Lavorare in Inghilterra dopo la Brexit

Tutto quello che devi sapere per vivere e lavorare in Inghilterra è stato pazientemente racchiuso in questa guida, aggiornata alle novità post Brexit per capire cosa fare a partire dal 31 dicembre 2020.

Quali sono i pro e i contro di trasferirsi a vivere e lavorare in Inghilterra? Qual è il costo della vita e quali le strategie migliori per trovare lavoro? Quali sono le migliori città dell’Inghilterra dove vivere? E soprattutto: cosa è cambiato dopo la Brexit? Quali documenti servono adesso per lavorare?

Se avrai la pazienza di arrivare in fondo all’articolo, troverai la risposta a queste e a tante altre domande.

Trasferirsi Vivere Lavorare in Inghilterra

Cominciamo con una precisione: questo articolo non si intitola “Vivere e lavorare in Gran Bretagna” ma “Vivere e lavorare in Inghilterra”.

Per chi ancora facesse confusione tra i nomi (e sono più di quel che si crede), l’Inghilterra è solo una delle 3 nazioni che formano la Gran Bretagna (assieme a Scozia e Galles), l’isola che assieme all’Irlanda del Nord costituisce il Regno Unito. Perciò se cerchi informazioni su come trasferirti a Glasgow o a Edimburgo non è qui che le troverai.

Detto questo, possiamo cominciare!

Vivere in Inghilterra: terra di sogni e di conquiste

Per tanti giovani di ieri e di oggi andare a vivere fuori Italia voleva dire andare a lavorare a Londra. Quale migliore destinazione infatti della capitale inglese per fare la prima esperienza all’estero, imparare l’inglese e allo stesso tempo trovare qualche piccolo lavoro per mantenersi?

Leggi anche: come trovare lavoro a Londra.

Una città vibrante, cosmopolita e bellissima, perfetta non solo per passare qualche giorno a gironzolare tra monumenti e musei ma anche per andare a tentare la fortuna. Cosa che quasi sempre avveniva puntualmente.

Ma se Londra è da sempre in cima alla lista dei desideri degli aspiranti expat, non è però l’unica città inglese ad attirare come mosche al miele migliaia e migliaia di stranieri ogni anno.

L’Inghilterra in generale è a tutt’oggi una delle destinazioni più gettonate dai nostri connazionali, con oltre mezzo milione di italiani residenti. Il motivo per cui così tante persone decidono di barattare il dolce clima mediterraneo per un luogo famoso per le sue 50 (mila) sfumature di grigio è molto semplice: il lavoro.

Il mondo del lavoro in Inghilterra; l’altra faccia della precarietà

Malgrado l’ingombrante ombra della Brexit, la Gran Bretagna vanta ancora oggi un’economia tra le più floride del mondo e una percentuale di disoccupazione bassissima.

Il mondo del lavoro è flessibile e in continuo movimento, qui “precarietà” non è una parolaccia ma un sinonimo di opportunità e crescita professionale.

Un sistema meritocratico atto a premiare i cervelli che funzionano, una burocrazia snella e un sistema pubblico straordinariamente efficiente completano l’offerta, rendendo l’Inghilterra uno dei Paesi più appetibili per chi voglia cambiare vita. Poi lo scorso anno un referendum ha improvvisamente rimescolato le carte in tavola.

Un articolo che intenda affrontare in modo serio il tema di trasferirsi in Inghilterra non può prescindere da quel nome che da giugno 2016 è salito sulla bocca di tutti: Brexit. Ed è proprio da qui che ho deciso di partire.

Brexit: cosa devi sapere

Il 23 giugno del 2016 il popolo inglese ha deciso attraverso un referendum di uscire dall’Unione Europea.

Anche se l’addio definitivo avverrà solo a partire dal 2021, l’attivazione della procedura è già stata confermata, il che significa in soldoni che il divorzio tra Gran Bretagna ed Europa è irreversibile.

Cosa comporterà questo in termini pratici è ancora difficile da capire, le parti troveranno di sicuro il modo di accordarsi nel modo meno doloroso possibile ma è lecito comunque aspettarsi cambiamenti consistenti per tutti coloro che decideranno di andare a vivere e lavorare in Inghilterra dopo la Brexit.

Non è il caso però di allarmarsi, vediamo quello che sappiamo fino ad ora.

Lavorare in Inghilterra dopo la Brexit: cosa accadrà

Il tracollo economico che in tanti prevedevano per il momento non c’è stato. Anzi, a quanto sembra la svalutazione della sterlina ha dato un’accelerata alle esportazioni, rendendo questo settore fonte di nuove opportunità di lavoro.

Ad oggi, per vivere in Inghilterra è sufficiente avere un documento di identità e svolgere alcuni semplici pratiche di cui ti parlerò tra poco, ma è possibile che in futuro un cittadino comunitario avrà bisogno di un permesso di soggiorno e un permesso di lavoro, come qualunque extracomunitario.

Non si potrà più fare come si è fatto finora: arrivare qui senza un lavoro, trovare una sistemazione provvisoria e poi mettersi a distribuire curriculum .

Non si sa nemmeno cosa cambierà in materia di diritti alla disoccupazione, alloggi popolari e accesso al servizio sanitario nazionale.

Per questo ti dico: se stai pensando di andare a vivere e lavorare in Inghilterra il momento giusto è adesso, prima che l’uscita dall’Europa diventi definitiva e vengano stabilite norme più restrittive. Una volta che sarai in Inghilterra con il tuo bel lavoro tra le mani sarà molto più facile restare.

Per non sapere né leggere né scrivere, comunque, ti consiglio di fare subito due cose appena arrivi in Inghilterra:

  • Richiedi un visto di lavoro. Al momento non è necessario, ma potrebbe diventarlo e comunque non si sa mai.
  • Iscriviti all’AIRE, che è di fatto l’unico modo per attestare la tua presenza su suolo inglese (oltre al certificato di residenza, ma quello può essere richiesto solo dopo 5 anni di permanenza).

Aggiornerò questo articolo non appena ci saranno informazioni più precise, per il momento atteniamoci a quello che serve sapere oggi per trasferirsi in Inghilterra. A partire dai documenti.

NIN, il National Insurance Number

Al momento come cittadino comunitario non hai bisogno di alcun permesso di soggiorno né di lavoro. C’è un solo obbligo burocratico che sei tenuto a rispettare se vuoi lavorare in Inghilterra: richiedere e ottenere il NIN, conosciuto come National Insurance Number.

Il NIN è il numero di assicurazione nazionale, il codice fiscale inglese. Si tratta di un numero identificativo che ti servirà per fare tutto: trovare lavoro, pagare i contributi, avere una copertura sanitaria, ottenere un assegno di disoccupazione e soprattutto lavorare legalmente.

Viene rilasciato nei Job Centre previo appuntamento telefonico al Department for Work and Pensions (il numero è 0800 141 2075, attivo dalle 8:00 alle 18:00, dal lunedì al venerdì). Per farne richiesta è sufficiente avere un recapito telefonico, un indirizzo e un documento identificativo.

Conto corrente

Non è un vero e proprio documento, ma per lavorare in Inghilterra ti servirà anche aprire un conto corrente. Ti verrà richiesta una prova di residenza (proof of address), che può essere un contratto di affitto o un’utenza. Se i primi tempi prevedi di stare in ostello non farti scrupoli a chiedere la prova a loro: è una pratica comune.

La Barclays e la Lloyds sono le banche con le procedure più semplici, mentre la Santander UK può rendere la vita piuttosto complicata. Per una panoramica più ampia puoi utilizzare il portale Money.co.uk, che mette a confronto, tra le altre cose, più di 200 tipi di conti corrente inglesi.

Cosa serve per trovare lavoro?

Per trovare lavoro in Inghilterra ti servono quattro cose.

1. L’inglese. Se tutto quello a cui aspiri è un lavoro dietro il bancone di un bar o come lavapiatti una conoscenza base della lingua sarà probabilmente sufficiente, ma sappi che più il tuo livello di inglese sarà alto più potrai aspirare a lavori di prestigio.

Studia l’inglese perché quello che hai imparato a scuola non è sufficiente. Comincia subito: leggi libri, guarda i film in lingua originale, segui uno dei tanti corsi offerti in rete.

Parti dai verbi irregolari inglesi e studiali a memoria, scarica la tabella in PDF e scopri i metodi di studio elencati nella mia guida.

Un’altra soluzione è rimboccarsi le maniche non appena si arriva in Inghilterra e seguire uno dei corsi ESOL sovvenzionati dallo Stato e (per il momento) dalla Comunità Europea.

2. Curriculum. L’intramontabile amico di chi cerca lavoro, da distribuire porta a porta e da mandare via internet. Il giocatore abile sa che deve sempre giocare diverse carte prima di chiudere la partita, perciò candidati a più lavori possibile così da avere maggiori chance.

Che il curriculum debba essere in inglese è scontato, forse lo è meno che deve essere aggiornato, curato nei minimi dettagli e stringato, corredato di tutti i recapiti che possono essere utili per essere rintracciato, numero inglese compreso (vedi sotto). Consulta il mio servizio di traduzione e revisione del CV per ricevere un aiuto personalizzato.

3. La cover letter. La lettera di presentazione qui vale oro. È con questa che ti giochi tutto, se non riesci ad attirare l’attenzione subito non ti fisseranno nemmeno il colloquio di lavoro in inglese. La cover letter non è un riassunto del CV ma una piccola opera d’arte che deve racchiudere le tue skills e i tuoi talenti, oltre a dimostrare la tua abilità di scrivere in inglese.

Qualche consiglio: comunica subito che lavoro cerchi e perché, quando puoi iniziare, quali sono le tue abilità e soprattutto qual è il valore aggiunto che la tua presenza apporterà all’azienda.

4. Sim card inglese. Un numero di telefono è necessario come riferimento da mettere nel curriculum e per essere contattato dal tuo futuro datore di lavoro, ma anche per trovare alloggio e prendere appuntamento per il NIN.

Un must per tutti gli espatriati è la Giffgaff, che ha prezzi ottimi e può essere richiesta gratuitamente da tutta Europa.

Come cercare lavoro in Inghilterra?

Il porta a porta non muore mai, soprattutto a Londra. Battere a tappeto le strade armato del tuo curriculum, di un bel sorriso e di una bella presentazione ha ancora la sua efficacia, soprattutto se cerchi nella ristorazione.

Per lavori più qualificati rivolgiti invece ai Job centres, i centri per l’impiego e l’occupazione britannici. Sono questi i luoghi dove richiedere il NIN ma anche per cercare lavoro attraverso i computer pubblici con touch screen messi a disposizione del pubblico.

Le ricerche, che possono essere filtrate per settore, tipo di contratto e parola chiave, possono essere svolte anche online attraverso la piattaforma Universal JobMatch.

Rimanendo nell’ambito delle risorse online, puoi affidarti ciecamente anche a questi portali:

Anche le agenzie per il lavoro sono ottimi punti di riferimento per lavorare in Inghilterra, soprattutto per chi cerca qualcosa di saltuario durante il periodo natalizio. Sono gratuite, quindi approfittane e iscriviti a quante puoi.

Infine, un ultimo consiglio: fai amicizia con LinkedIn. In Inghilterra sono molte le aziende che lo usano per reclutare personale, quindi se ancora non l’hai fatto traduci il tuo curriculum in inglese e mettilo online, corredandolo di una bella presentazione che contenga, oltre alle tue skills, le parole chiave con cui vuoi essere trovato.

Quali sono i migliori settori lavorativi?

Tra i settori più evoluti, e quindi che offrono le maggiori opportunità di lavoro in Inghilterra, ci sono la ristorazione, il turismo, la sanità, l’information technology (IT), l’economia e la finanza. Ottime possibilità sono offerte anche dalle società finanziarie, dalle imprese di ingegneria, dalle aziende di tecnologia web e dalle Università (accademici).

Chi ama lavorare da casa, o da altre parti del mondo, sarà felice di sapere che qui il lavoro remoto è pratica comune, quindi l’Inghilterra potrebbe essere un buon posto dove trovare la spinta iniziale per diventare nomade digitale.

Da queste parti sono trattate con i guanti anche le imprese, per cui se stai cercando un buon posto dove aprire un’azienda, l’Inghilterra potrebbe essere il posto giusto per te, grazie a una tassazione bassa (20% sui profitti, primi £10.000 esentasse), una burocrazia snella (non esiste il sistema notarile) e costi di apertura molto contenuti.

Per sapere tutto, ma proprio tutto, su tipologie di aziende, costi, tasse e rimborsi consulta questa pagina del solito ottimo sito del governo inglese.

Migliori città per trasferirsi in Inghilterra

Contrariamente a quel che ci si aspetterebbe, Londra non è la città con la maggior crescita di posti di lavoro (è al secondo posto). Il podio spetta a Milton Keynes, seguono a ruota Cambridge e Brighton. Riporto questo dato semplicemente per ricordarti un’ovvietà di cui spesso ci si dimentica: l’Inghilterra non è solo Londra.

Londra, lo sappiamo tutti, è una città incredibile con ottime opportunità, ma è cara a livelli impensabili e a meno che tu non abbia le carte in regola per trovare un lavoro più che dignitoso difficilmente riuscirai a far fronte ai suoi costi elevatissimi.

Ci sono tante altre città altrettanto stimolanti e gonfie di opportunità per vivere e lavorare in Inghilterra, ma con ritmi più umani e costi più affrontabili.

Quali sono, dunque, le città dell’Inghilterra dove si vive meglio? Vediamone alcune.

  • Manchester: buone opportunità di lavoro in generale e soprattutto nel settore industriale e nei servizi.
  • Milton Keynes: settore bioenergetico solare, edilizia e trasporti.
  • York: la seconda città più grande di Inghilterra, ottime possibilità nel mondo del turismo e dell’ospitalità.
  • Bristol: la città inglese con il più alto tasso di occupazione e un’altissima qualità della vita. I settori di riferimento qui sono quello aerospaziale e dell’energia alternativa.
  • Leeds: la seconda città inglese con il più alto tasso di occupazione e uno dei costi di vita più bassi. I settori più interessanti qui sono quello finanziario e quello assicurativo.
  • Liverpool: città frizzante e interessante, offre buone opportunità nel settore marittimo e nelle aziende specializzate in videogiochi e sviluppo software.
  • Reading: possibilità di trovare lavoro nelle multinazionali e nei call centre internazionali.

Vivere in Inghilterra: pro e contro

Al di là di quale città si scelga come proprio rifugio, vivere e lavorare in Inghilterra ha vantaggi e svantaggi, esattamente come ogni Stato del mondo.

I contro principali additati dagli italiani che hanno deciso di trasferirsi in Inghilterra sono il clima pessimo (ti dice niente l’espressione “grigio fumo di Londra”?), l’alto costo della vita e i ritmi frenetici, anche se a onor del vero quest’ultimo punto riguarda soprattutto Londra, nelle altre città lo stile di vita è più rilassato.

Molti lamentano anche grosse difficoltà nelle relazioni umane, bloccate da un amore spropositato per la privacy e le regole, che vengono improvvisamente infrante durante i week end sotto fiumi di alcool (binge drinking).

D’altra parte l’Inghilterra regala anche una serie di vantaggi, tra cui spicca imperiosa la rara opportunità di ricominciare da capo a qualsiasi età, non come in Italia dove se perdi il lavoro a 50 anni sei finito. Qui si ha finalmente anche la possibilità di essere apprezzati e ripagati per quel che si vale, non per quel che si è (ah la meritocrazia, quella sconosciuta!).

A questo si aggiunge una società multietnica e una vita culturale ricca e variegata, dove ampio spazio è concesso all’arte e alla creatività e dove la scena musicale è in continuo fermento.

In Inghilterra non ci si annoia, di questo puoi essere certo!

Costo della vita in Inghilterra

Quando si tratta di compilare questa voce nelle mie guide mi trovo sempre un po’ in difficoltà, perché il costo della vita varia moltissimo a seconda di dove si vive, pensa solo alle differenze che ci sono tra una città del nord e una del sud Italia.

Proprio qualche giorno fa parlavo con un amico che vive a York e mi ha detto che in Inghilterra il costo della vita è all’incirca il doppio di quello che aveva in Italia.

Naturalmente ci sono tutti i distinguo del caso – prima abitava in Romagna, non certo nel posto più caro dello Stivale – ma insomma, il succo è che vivere in Inghilterra è costoso.

A Londra gli affitti hanno raggiunto prezzi proibitivi, anche in virtù dell’assenza di un tetto massimo imposto per legge, al punto che un appartamento in centro è appannaggio ormai di pochi.

Il resto delle persone comuni è costretto a spostarsi in periferia oppure a condividere casa con altre persone, finendo comunque per pagare tra i 100 e i 200 pound per una stanza a settimana. 200 pound a settimana! E lontano dal centro, il che significa mettere nel conto anche il tempo e i costi di trasporto extra.

Grazie a Dio almeno le utenze sono umane, grazie a una privatizzazione dei servizi che ha aumentato vertiginosamente la concorrenza a totale beneficio dell’utente.

Nelle altre città la situazione è per fortuna migliore e riserva anche qualche sorpresa. A Manchester, ad esempio, è possibile trovare affitti più economici che a Milano e Roma, quindi se rinunci alla capitale c’è ancora speranza, soprattutto considerando che gli stipendi sono in genere uguali in tutta l’Inghilterra.

Un altro costo carissimo da mettere in conto se decidi di trasferirti in Inghilterra sono i trasporti.

I trasporti sono in genere molto costosi, treni in primis; non esistono abbonamenti con sconti “veri”, nel senso che anche quando ci sono, sono inutili perché non valgono negli orari di punta, quando cioè la gente va e torna dal lavoro. Mi hanno detto che il costo dei trasporti può gravare fino ad 1/6 del reddito di una famiglia pendolare!

Anche il cibo rappresenta una spesa notevole, soprattutto nel post Brexit che ha portato a un incremento vertiginoso delle materie prime, in particolar modo di frutta e verdura.

Come sempre rimando a Numbeo il titanico compito di tenere traccia delle principali voci di spesa con cui avrai a che fare se deciderai di andare a vivere e lavorare in Inghilterra.

Come cercare un alloggio?

Dati i costi da “businessman” degli appartamenti, probabilmente dovrai adattarti anche tu alla pratica diffusa di condividere casa.

La richiesta di stanze è molto alta ma c’è anche tanta mobilità, il che significa che qualche giorno in ostello ti sarà probabilmente più che sufficiente per guardarti attorno e trovare la soluzione che fa per te.

Visto che nessuno ti affitterà nulla finché ti trovi ancora in Italia, dovrai rimandare la ricerca al tuo arrivo. Hai diverse opzioni:

Le bacheche dell’Università. Come in tutte le grandi città, anche qui le bacheche sono una fonte inesauribile di opportunità: prenditi qualche momento per spulciare tra gli annunci di stanze in affitto e se proprio non trovi nulla scrivine uno tu!

Le risorse online. Segnati questo indirizzo, perché è la Bibbia di chi cerca una stanza: Gumtree. Tieni a mente che i prezzi che vedi negli annunci sono settimanali, non mensili, perciò fai bene i tuoi conti prima di accettare. Un’ultima raccomandazione: se qualcuno ti chiede un anticipo per fissare la stanza, scappa a gambe levate, la truffa è sempre dietro l’angolo!

Le agenzie immobiliari. Le consiglio solo come ultima spiaggia per il semplice motivo che vogliono una commissione e tu hai bisogno di tutto tranne che di aggiungere un costo ulteriore alle tue spese. Di agenzie ce ne sono tantissime, io te ne segnalo due, le stesse che consiglia l’Ambasciata italiana: Naea e Zoopla.

Andare a vivere in Inghilterra: i consigli indispensabili

1. Prendi appuntamento per il NIN appena arrivi in Inghilterra. Possono volerci diversi giorni per averne uno e muoverti in anticipo ti permetterà di non perdere tempo prezioso, visto che senza National Insurance Number trovare lavoro sarà quasi impossibile.

2. Iscriviti al centro di salute più vicino appena arrivi in Inghilterra per farti assegnare un medico di base, che qui si chiama GP (General Practitioner). Non puoi registrarti online perciò trova qui il GP più vicino a te e poi presentati direttamente. Ricorda che con il tesserino sanitario europeo hai diritto di accedere solo al pronto soccorso (almeno per il momento).

3. Fai attenzione ai compatrioti! È brutto dirlo, lo so, ma purtroppo sono davvero troppe le segnalazioni di agenzie gestite da italiani specializzate in truffe. Tienitene alla larga e vivrai giorni felici.

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Per dubbi, informazioni aggiuntive ed esperienze personali, lo spazio dei commenti qui sotto è a tua completa disposizione. In bocca al lupo!


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