Da barista a viaggiatrice e blogger full time, la storia di Carlotta

Carlotta ci racconta come ha fatto a diventare blogger full time e Nomade Digitale dopo aver vissuto a Londra e in Australia; ora lavora girando per il mondo e visitando ogni volta posti nuovi e spettacolari. Ecco come ha cambiato vita:

Quando mi è stato chiesto di raccontare la mia storia e di spiegare come sia diventata una nomade digitale, ho realizzato quanto ancora fatico a credere di esserlo. Nomade si, su quello non c’è dubbio, ma digitale? Fino a poco fa usavo a malapena il computer e ora gestisco due siti e sto scrivendo da Siem Reap, in Cambogia, dove passerò un mese prima di spostarmi nel Laos, seguito dalle Filippine, il Vietnam e chissà quali altri posti. Tutto grazie al mondo digitale. Io?! Nel mondo digitale?! Chiunque mi conosca sa quando assurdo questo possa sembrare, ma è successo, e qui vi spiegherò come.

Sono sempre stata una di quelle persone con le idee poco chiare; di quelle che sa con precisione quello che non vuole ma non riesce a decidersi su quello che vuole.

carlotta travel blogger

Finito il liceo decidere se andare all’università o meno e stata una scelta sofferta. Non riuscivo ad immaginarmi da nessuna parte. Donna in carriera? Medico? Architetto? Cameriera? Creativa? Segretaria? Ma che ne so! L’unico posto in cui riuscivo a vedermi era un furgone Volkswagen in qualche remoto angolo del mondo senza un lavoro fisso o un futuro preciso. Nella vita reale però, non si può vivere così, giusto? Bisogna investire in un futuro, una carriera e una famiglia. In più non ero esattamente il tipo da furgone: amavo i comfort, le mie scarpe, vestiti, trucchi, non usavo i bagni pubblici…dove volevo andare? Non sarei sopravvissuta cinque minuti. Meglio lasciar perdere queste idee ridicole e iniziare ad investire sul mio futuro.

Ho deciso di studiare Storia e Tutela dei Beni Culturali; non un grande investimento, ma sempre meglio che fare la hippy, o così credevo. Finiti i tre anni c’era da decidere se fare la specialistica. Una triennale in arte è praticamente carta straccia, se volevo investire veramente dovevo continuare. Prima però volevo imparare l’inglese: il mio livello era pari a zero e nel mondo di oggi l’inglese serve. Quale modo migliore se non andare a Londra e lavorare lì per qualche mese? Così nel 2009 sono partita per Londra, ignara del fatto che da quel momento in Italia non ci sarei più tornata, se non per brevi visite.

I primi mesi a Londra non sono stati per nulla facili: il mio livello di inglese era molto peggio di quanto pensassi e comunicare era un’impresa estenuante. Ho trovato lavoro il primo giorno in un negozio di vestiti a Covent Garden. I padroni erano indiani e volevano solo ragazze italiane, perfetto! Peccato che fossero dei miserabili, maleducati e arroganti, ci sottopagassero e trattassero peggio di pezze da piedi. Nonostante la frustrazione e le difficoltà, Londra aveva del potenziale, lo vedevo, lo sentivo, non potevo abbandonare. Così ho deciso di rimandare il ritorno, e l’eventuale specialistica, per rimanere a Londra un po’ più a lungo.

carlotta nomade digitale

Ho trovato un lavoro in una delle tante caffetterie e da lì è iniziata la mia carriera nella ristorazione. Sono finita con il rimanere a Londra per tre anni, amandola anche quando ha cercato di farsi odiare in tutti i modi. Nel frattempo continuavo a pensare che forse avrei dovuto fare un corso di fotografia, o uno per diventare curatrice. Ho trovato un corso che sembrava perfetto alla Sorbonne, Parigi. Ho sempre amato Parigi, avrei dovuto imparare il francese e trasferirmici, fare il corso e poi magari un giorno aprire il mio bar che fosse anche una galleria d’arte. Mi sembrava una buona idea, ma ci volevano tempo, energie, soldi e continuavo a rimandare.

Dopo tre anni ho deciso che mi serviva una piccola pausa dalla frenetica Londra, avevo bisogno di un cambiamento. Un’amica andava in Australia per qualche mese con l’università; quale cambiamento migliore che andare dall’altra parte del mondo? Ci sarei stata al massimo sei mesi e poi sarei tornata, non potevo lasciare Londra troppo a lungo. Le ultime parole famose. In Australia ci sono stata un anno e tante cose sono cambiate, compreso il mio desiderio di tornare in Europa.

Trovare lavoro è stato facile, i caffè non mancano di sicuro e pagano molto più che a Londra. Ho incontrato tante persone che viaggiavano con poco o nulla, ho iniziato a sognare mille viaggi: l’Asia era molto più accessibile di quanto pensassi, la Nuova Zelanda era a due passi, c’erano un sacco di paesi affascinanti in quel lato del globo. Il nuovo piano era di usare l’Australia come base per girare l’Asia. Tanto più che in Australia avevo trovato il mio compagno di avventure – Jarel – e non ero pronta ad andarmene.

Peccato che l’immigrazione la pensasse diversamente e, dopo un breve viaggio in Nuova Zelanda, mi sia stato negato l’ingresso in Australia e sia stata rispedita in Europa con visita al campo profughi inclusa. Che fare? Ripartire ovviamente! Quando si assaggia un pezzo di torta squisita, non ci si può certo fermare al primo boccone.

Jarel ha la fortuna di poter lavorare in remoto per periodi di tempo più o meno lunghi e io avevo i miei risparmi dall’Australia, così ci siamo ritrovati in America, la sua terra natale, dove abbiamo passato un po’ di tempo con la sua famiglia prima di dirigerci verso il sud est asiatico.

Ho sempre amato la fotografia e ho deciso di investire sempre più tempo ed energie per migliorare mentre viaggiavamo. Volevo condividere i miei progressi e le meraviglie che stavo esplorando, così ho aperto un blog. Inizialmente non volevo scrivere, volevo solo mettere le foto, ma l’America mi stava dando talmente tante emozioni contrastanti che sentivo il bisogno di metterle per il scritto. Da qui è nato Nomad’s Wind: una sorta di diario in cui ogni tanto scrivevo quello che pensavo e condividevo le mie foto.

carlotta nomads wind travel blogger

Un giorno ho trovato un post di Legal Nomad, una travel blogger, e mi sono resa conto che da quel blog e altri piccoli servizi online come foto editing e collaborazioni, avrei potuto avere un guadagno che mi avrebbe permesso di viaggiare a tempo indeterminato. Ho iniziato ad indagare e ho scoperto che c’è una crescente comunità di nomadi digitali che sceglie un vita di viaggi e che avrei potuto farlo anche io; ma c’era molto da imparare. L’unico social media che usavo era Facebook, che aprivo di rado e per puro gossip, non avevo certo idea del suo potenziale. Ho iniziato a studiare: social media, SEO, photoshop, tutorial di ogni tipo. Il blog è diventato un lavoro full time, ho iniziato altri progetti e collaborazioni e internet è diventato vitale. Più andavo avanti e più mi rendevo conto di quante difficoltà ci sono, e una di queste è quella di trovare luoghi da cui sia possibile lavorare in modo efficiente. Da qui è nato, in collaborazione con Jarel, Cafes4Nomads: un sito dedicato a trovare le migliori caffetterie o ristoranti in base alla loro connessione internet e al loro ambiente più che il cibo o il servizio.

Internet non è di certo la maggiore delle difficoltà: essere il capo do se stessi non é sempre facile, le ore sono lunghe, le cose da fare molte e le soddisfazioni poche. Nonostante mi trovi in posti meravigliosi, il tempo per vederli è poco e passare un mese in un paese a volte è l’equivalente di una settimana perchè la maggior parte del tempo sono incollata ad uno schermo. Quando chiudo il computer però, posso perdermi per le frenetiche strade di Bangkok, esplorare i templi di Chiang Mai, camminare tra i campi di riso a Bali, arrampicarmi sulle rovine di Angkor Wat e chissà quanto altro ancora. Mi muovo lentamente, passando molto tempo nello stesso paese. Questo mi permette di risparmiare parecchio e di girare il mondo spendendo meno di quanto facessi a Londra, il tutto grazie al mondo digitale.

A questo punto, volente o nolente, credo proprio di essere una nomade digitale.


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