“Il viaggio dei viaggi: esplorare il mondo in 500 passi” di Gianluca Barbera

Presentazione del romanzo “Il viaggio dei viaggi” (Solferino Editore) di Gianluca Barbera. Cari lettori, dal giorno della sua uscita in libreria (il 14 maggio) sono stati in molti a chiedermi come è nato il mio nuovo romanzo, davvero inconsueto nel panorama letterario italiano.

Finora non mi sono mai sbottonato fino in fondo, ho sempre risposto con parole smozzicate, e mezze verità. Certi segreti vanno custoditi.

Il viaggio dei viaggi Gianluca Barbera

Ma ora, complice il buonumore che solitamente mi porta l’estate coi suoi ineguagliabili profumi, e dopo che tante cose sono accadute in queste settimane, ho deciso di vuotare il sacco. Quale spazio migliore, mi sono detto, del blog di cambiarevita.eu? Perciò, ecco come è andata.

Il Viaggio dei Viaggi

Una sera, mentre fuori soffiava un vento di bufera, stavo leggendo le memorie di Darwin, sprofondato fino al collo nelle sue esotiche atmosfere, quando all’improvviso mi sono ritrovato su una nave rompighiaccio in una immensa distesa bianca, tra iceberg alti come cattedrali gotiche.

Ho preso lo smartphone e ho scritto il primo pezzo di quello che poi è diventato il secondo capitolo del romanzo. Poco dopo ecco un’altra immagine potentissima colpire la mia immaginazione. Ho riafferrato il telefonino e ho scritto: “Eravamo in viaggio da otto mesi quando, lasciate le acque fangose del Río de la Plata, la Beagle fece rotta verso Capo Deseado, sulla costa occidentale della Patagonia”.

“Altre volte ci era capitato di trovarci circondati da insetti. Dunque non ci stupimmo più di tanto quando una sera, a dieci miglia dalla Baia di San Blas, fummo attorniati da migliaia di farfalle. Facendo correre lo sguardo da ogni parte ci accorgemmo che erano una distesa immensa.”

Così è cominciato. Parto sempre da una o più immagini potenti che poi si srotolano in un romanzo. In questo caso volevo raccontare dei più celebri viaggi di esplorazione di tutti i tempi, collocando però la storia ai giorni nostri.

Ecco dunque l’idea di una scolaresca che, in visita al museo dei viaggi e delle scoperte, soggiogata dalla straordinaria rassegna di oggetti esposti e grazie a un libro dalle insolite virtù, comincia una grande avventura attraverso i secoli, come a cavallo di una macchina del tempo, imbattendosi in Darwin, Livingstone, Cook, Belzoni, Magellano, Selkirk, Marco Polo, Walpole e Gray, Nobile e Amundsen, Armstrong e Aldrin, e tanti altri personaggi che hanno fatto la storia dei viaggi di esplorazione e di scoperta.

Vera protagonista del romanzo è dunque l’arte di viaggiare in tutte le sue forme: avanti e indietro nel tempo e nello spazio, per mare, cielo e terra, nel cosmo, negli abissi marini, nelle profondità della terra, nel cyberspazio, e perfino nell’aldilà.

Con il corpo, certo. Ma soprattutto con la mente. Perché si viaggia soprattutto con la mente. Due persone possono fare lo stesso viaggio insieme, ma in realtà vedono cose diverse, provano emozioni diverse. È come se facessero due viaggi distinti. Lo stesso vale per due persone che leggono lo stesso libro: se alla fine parlate con loro, scoprirete che hanno letto due libri diversi.

Perché ogni cosa passa attraverso la soggettività. Non esiste una realtà oggettiva. La realtà esiste in base a come ciascuno la percepisce e in base alla disposizione d’animo con cui la affrontiamo. Se anche ripetiamo lo stesso viaggio due, tre, dieci volte, non vedremo mai le stesse cose. Non è possibile vedere le stesse cose due volte.

Come diceva Eraclito, l’acqua del fiume non è mai la stessa, perché scorre. Vedere cose nuove è molto eccitante, ma anche rivedere gli stessi luoghi è fonte di piacere. Kant ha ripetuto la stessa passeggiata, alla stessa ora, per tutta la vita, trasformando quella passeggiata in una sorta di liturgia.

Vedere un posto nuovo la prima volta dà emozione, tornarci di nuovo diventa consuetudine. Ma anche quest’ultima dà piacere. Anche se si tratta di un piacere di natura differente.

Anche quando leggiamo un libro diverse volte, ogni volta scopriamo cose nuove, che ci erano sfuggite durante la prima lettura. Ci sono, io credo, alcune regole per scrivere un buon romanzo di viaggi e di avventura.

Io ho imparato molti anni fa, quando ero ragazzo, la lezione da un grande scrittore-viaggiatore, Robert Louis Stevenson.

Questa è la lezione che ho imparato da lui e che cerco di mettere in pratica ogni volta. Ne “Il viaggi dei viaggi” più che mai. Buona lettura a tutti.


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